Colore della fine: recensione del manga mission in the apocalypse volume 1

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Il genere delle storie post-apocalittiche ha visto emergere una nuova corrente dedicata a giovani donne che, sole o in compagnia di animali domestici, si avventurano in mondi devastati. Queste narrazioni, spesso caratterizzate da un contrasto tra figure femminili affascinanti e paesaggi desolati, hanno trovato spazio sia nel manga che nell’anime. Tra le opere significative si annovera The Color of the End: Mission in the Apocalypse, che presenta elementi più simili a Luciole Has a Dream piuttosto che a Touring After the Apocalypse. Questo racconto non è solo un viaggio, ma una ricerca di speranza in un mondo privo di essa.

trama di The Color of the End

Il racconto segue Saya, una giovane donna apparentemente nella tarda adolescenza, e il suo compagno animale Coo, una creatura simile a un coniglio. Incaricati di esplorare settori di un mondo distrutto, Saya e Coo cercano i corpi delle vittime colpite da una malattia chiamata “cristalosi” e sperano di trovare eventuali sopravvissuti al catastrofico evento noto come La Catastrofe. Entrambi gli eventi sono stati causati da creature aliene denominate Esecutori; mostri scheletrici che si nutrono degli esseri umani ed espellono un patogeno responsabile della cristalosi. Questa malattia è altamente contagiosa e sempre fatale. Pertanto, il compito di Saya consiste nel cremarsi i cadaveri trovati per decontaminare l’area e riportare i sopravvissuti alla luce.

tematiche temporali e evoluzione umana

Non vi è certezza su quando sia avvenuta questa catastrofe; la narrazione presenta linee temporali contrastanti. Questo aspetto non risulta negativo per la storia, anzi contribuisce a farla sembrare il risultato naturale del collasso della comunicazione storica. Saya rappresenta una nuova forma umana o almeno molto speciale: guarisce rapidamente da ferite gravi ed è immune al patogeno della cristalosi. Ciò suggerisce che sia trascorso molto tempo dalla Catastrofe, implicando l’evoluzione o la modifica genetica dei bambini.

un viaggio malinconico

L’odissea di Saya risulta prevalentemente infruttuosa in questo volume, conferendo all’opera una profonda sensazione di malinconia. Durante le sue peregrinazioni nei paesaggi urbani distrutti, incontra corpi congelati nel tempo – la cristalosi interrompe la decomposizione – creando istantanee della vita passata: un artista con il suo modello amato, un uomo con la sua servitrice androidica e bambini circondati dai loro giocattoli in rifugi distrutti. Un capitolo bonus alla fine del libro riporta quei momenti prima delle morti avvenute, intensificando il dolore delle scene scoperte da Saya e Coo.

l’arte visiva come espressione emotiva

L’illustrazione di Haruo Iwamune evita l’eccesso emotivo permettendo ai lettori di provare sentimenti personali legati alle immagini presentate. L’uso dello spazio nero è fondamentale; molti dettagli inquietanti sono nascosti, rendendoli sia più tristi nella loro invisibilità sia più spaventosi mentre l’immaginazione completa gli spazi vuoti. Fino agli ultimi due capitoli c’è anche scarsità di dialoghi che contribuiscono all’atmosfera inquietante dell’opera.

considerazioni finali su The Color of the End

The Color of the End si distingue come uno dei migliori manga appartenenti al filone “ragazze dopo l’apocalisse”. Caratterizzato da toni amari piuttosto che dolci e permeato da solitudine, l’atmosfera sottolinea il cammino verso la speranza intrapreso da Saya, anche se raramente le cose vanno come desiderato. Questo libro ha la capacità di commuovere profondamente prima ancora che ci si renda conto dell’emozione imminente.

  • Saya – protagonista principale
  • Coo – compagno animale
  • Esecutori – creature antagoniste
  • Android maid – personaggio secondario incontrato durante il viaggio
  • Sopravvissuti – potenziali personaggi nel racconto
  • Bambini nei rifugi – simbolo del passato perduto
  • Artista e modello – rappresentazioni del ricordo della vita precedente
  • A.I avatars – entità lasciate nel mondo post-catastrofico