Demon Slayer: recensione del film Infinity Castle con il ritorno di Akaza

Il film Akaza Returns presenta momenti salienti, soprattutto per i fan che seguono con interesse ogni aspetto della trama e dell’universo narrativo. I personaggi di Zenitsu e Shinobu raggiungono il culmine delle loro storie, rivelando finalmente le motivazioni che li spingono ad agire. Inoltre, si assiste a un nuovo scontro tra Tanjiro e Akaza, con l’intervento di Giyu, che cerca di riequilibrare le forze in campo.
senso di pericolo costante
L’atmosfera del film è permeata da un forte senso di pericolo; i protagonisti non vincono tutte le battaglie e la loro sopravvivenza non è garantita. Sebbene sia difficile immaginare la morte del protagonista principale, Tanjiro, altri personaggi—compresi amici e membri dei Hashira—affrontano rischi reali. Questo contribuisce a creare tensione in ogni combattimento, rendendo il film una vera introduzione al grande climax verso cui la serie sta convergendo.
battaglie visivamente straordinarie
A livello visivo, il film offre un’animazione eccezionale. Ogni fotogramma potrebbe essere esposto come opera d’arte; i dettagli sono curati sia nei personaggi che negli sfondi surreali dell’infinito castello che sfida le leggi della fisica. La colonna sonora accompagna perfettamente le immagini: dalle musiche di sottofondo ai nuovi brani di LiSA e Aimer, ogni nota musicale amplifica i momenti più emotivi.
Tuttavia, Akaza Returns presenta delle problematiche a livello strutturale. Il modo in cui viene raccontata la storia risulta prevedibile: una battaglia inizia e viene interrotta da flashback critici. Questi momenti offrono approfondimenti sui personaggi o informazioni necessarie per cambiare le sorti del conflitto. Questo schema si ripete più volte durante il film.
Tale struttura narrativa sottovaluta l’azione; quando si raggiunge un momento emozionante nel combattimento, ci si ritrova a dover affrontare scene dal tono completamente diverso. Inoltre, non c’è tempo sufficiente per assimilare questi flashback in modo profondo; alcuni retroscena potrebbero risultare toccanti se avessero maggiore spazio per svilupparsi.
Akaza Returns, con una durata di 155 minuti, sembra ancor più lungo a causa della continua interruzione delle battaglie da flashback o scene secondarie. Questo approccio rallenta notevolmente l’azione, rendendo l’esperienza faticosa durante i momenti culminanti.
A conclusione, questo lungometraggio risulta meno efficace rispetto alla storia autoconclusiva presentata in Mugen Train. Pur essendo entusiasmante ed accessibile, mostra anche elementi ridondanti e confusi nella sua narrazione. Coloro che sono maggiormente coinvolti nella trama potrebbero non notare queste problematiche grazie all’alta qualità della produzione.
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